mercoledì 11 maggio 2011

TONINO GUERRA E LA RIBOLLA 2001 ANFORA DI GRAVNER


                             Tonino Guerra


LA RIBOLLA 2001 ANFORA DI GRAVNER
Intervista di Filippo Polidori


Un giorno ricevo una telefonata, rispondo e dall’altra parte del telefono sento :

TG: Filippo! dove cavolo sei finito??
FP: Chi è che parla??
TG: Tonino, chi vuoi che sia?
FP: Ciao Tonino, scusami ma non ti avevo riconosciuto, come stai??
TG: Bene, quando vieni da me??
FP: Bo? Non so perché?
TG: Ho finito i Vini, quelli buoni, dai forza portameli alla svelta e non scordarti della promessa??
FP: Quale promessa?
TG: Dai di quel contadino che fa i Vini nelle Anfore del Caucaso
FP: Ah?!? Ok! Cerco di venire al più presto
TG: Dai valà ti spetto per domani
FP: Tonino non so se riuscirò per domani….Pronto? Pronto Tonino…

……mi aveva riattaccato il telefono, un gesto affettuoso per dirmi che dovevo andare.


Tonino Guerra :
Alla felicità di questo uomo  veramente grande, mi piace l’idea di questo uomo così sepolto nella terra…(porta il bicchiere alla bocca)…eh!?!…ciò! che cosa grande, ti arriva una montagna dentro, una montagna che si liquefa.
Ha ragione Pera, tutti pensano che possa arrivare verso il liquore, non è vero niente! Invece arriva quello che può essere un Vino del Paradiso, come questo, guardalo che  colori è vivo…
Ha questa sua anima dentro, grandiosa…(riporta il bicchiere alla bocca)…che roba!!! Stupendo!!

Questo è un vino che si porta dietro anche la terra dalla quale è nato, da queste anfore che in quel paradiso che è il Caucaso, dove più volte anche io ho toccato, vicino a quel convento, alle campane che oggi non si sentono più, in mezzo al verde che scoprii in mezzo ad un fiume misterioso aggrappandomi a delle radici di qualche pianta di questo mondo scomparso…però ricordo ancora che ci fu un momento che ho sentito suonare una campana, che però suonava come una campana rotta, che oltre ad il dolore esprimeva un qualcosa di magico, come se il dolore fosse stato segnato dai fulmini…( chiude gli occhi e riporta il bicchiere alla bocca)..eccezionale!!! e dentro questo vino ci sono anche i fulmini, dentro a questo vino c’è Terra e Celo e Terra, questa Terra che lascia un peso dentro che poi non senti ma che ti inquieta, un vino corposo un vino che ti mette vicino alla storia anche alle sofferenze degli uomini, a questo grande popolo, a questi Georgiani che durante le vendemmie cantano in modo divino, pur non andando a scuola di musica…questa Georgia che era un paradiso un tempo, un popolo di grande generosità, un popolo nobile formato da questi principi belli, potenti…che avevano in più rispetto di altri la forza contadina dentro, devi sapere Filippo che in Georgia è pieno di nobili, in uno dei miei viaggi incontrai un gruppo di questi principi rifiutati dal partito comunista che vivevano vicino a Bacuriani e ricordo che guardavano l’orizzonte come se aspettassero spuntare da un momento all’altro le loro bandiere…ma  arrivarono poi altre bandiere. Ricordo che uno di questi principi portava sempre in tasca una foglia, gli chiesi a che cosa serviva quella foglia, e lui orgoglioso mi disse che serviva per proteggersi dai fulmini, pensa un po’ un uomo così forte…bellissimo, questa è la Georgia, un luogo dove un tempo si mangiava e beveva benissimo, questo paradiso che hanno quasi distrutto.

Senti questo Vino, che racconto…è grandioso perché è lui che si arrotola alla lingua è lui che gioca attorno ad essa è lui che vuole raccontare delle storie, non è che ha bisogno di riceverle come  quasi tutti  i Vini è lui che te le racconta, perché gran parte delle cose che si bevono o che si mangiano vogliono un commento, invece in questo caso è lui che ti fa il commento il suo commento, e ti racconto di questo mondo, che io riconosco perché l’ho vissuto per molti anni, in questa terra dove da qualche parte c’è quel giardino che un tempo era il paradiso.


Grazie di questo incontro, questo uomo che non conosco ha ragione! Bisogna aggrapparsi al suo Vino per riscoprire le radici da cui proviene, ti prego Filippo ringrazialo per quello che mi ha regalato, per avermi rifatto rinascere nella memoria i mie viaggi in questa magica Georgia, questo è un vino che penetra ma non finisce nella pancia ma va nella memoria…si un vino che viaggia nella memoria e fa rinascere nell’uomo qualcosa di dimenticato di selvatico, come mi capitava alle volte camminando lungo il fiume  Marecchia dove ti dava l’impressione che in certi luoghi non ci fosse mai stato nessuno ed io l’unico ad esserci passato….Grazie, Grazie.




 

 

 

 

 

Tonino Guerra

Cenni biografici


Antonio (Tonino) Guerra, nato a Santarcangelo di Romagna il 16 marzo 1920, inizia a comporre poesie in lingua romagnola durante la sua prigionia nel campo di concentramento di Troisdorf, in Germania, poesie poi raccolte nel volume I scarabocc ('46). Esordisce quindi come scrittore nei Gettoni diretti da Elio Vittorini per Einaudi: è l'inizio degli anni '50 e Guerra soggiorna assai frequentemente a Roma, dove finisce per stabilirsi a partire dal '53. Frequentando la casa del pittore Lorenzo Vespignani, divenuto suo amico, fa la conoscenza di Elio Petri, Giuseppe De Santis (con cui debutta come soggettista in Uomini e lupi nel '57), e Aglauco Casadio (con lui invece il debutto come sceneggiatore in Un ettaro di cielo nel '59). Alla fine degli anni '50 avviene l'incontro decisivo con Michelangelo Antonioni: Guerra collaborerà alla realizzazione di tutti i suoi film, a partire da L'Avventura ('60), eccezion fatta per Professione Reporter.
Fino ad oggi, i piu' grandi registi sono ricorsi alla sua preziosa esperienza di sceneggiatore: De Sica, Monicelli, i fratelli Taviani, Rosi, Tarkovskij, Fellini (decisivo il suo contributo ad Amarcord, inno poetico alla "romagnolità", vincitore del premio Oscar), Wenders, Angelopoulos (con il quale nel 1998 ha vinto la Palma d'oro al Festival del Cinema di Cannes per il film 'L'eternità e un giorno') e molti altri.


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